venerdì 4 ottobre 2013

Inni pagani

Inno a Crono

Il tuo nome, straniero!
                         Non ricordo.
Da dove giungi?
                 Non so,  non ricordo.
Travolto dalla piena
                      degli istanti,
non ho trovato
                      (al cappio di ciò che è stato...)
dove appigliarmi
                            (... in balìa di ciò che sarà.)

Adesso taci
             e inginocchiati innanzi
al nostro Signore.

Crono.
         Il tiranno
che fagocita i figli.

Crono.
         Un drago
che si morde la coda.
Incapace di uscire
dal moto circolare
delle sue spire,
me ne resto qua,
                 solo,
                           a rammendare,
il tessuto dei miei
giorni sprecati.


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5 commenti:

  1. Molto bella! Tra D'Annunzio e Capossela, nientemeno! E per fortuna, a differenza della maggior parte delle poesie di D'Annunzio, c'è qualcosa di solido dentro. Complimenti!

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    1. Sei il secondo a dirmi che ricordo Capossela, il primo è stato Pinxor. E il bello è che io non l'ho mai ascoltato! Anzi, se mi vuoi consigliare qualche album da ascoltare, sono tutto orecchie.
      In ogni caso, grazie dei complimenti. Fanno sempre piacere!
      Personalmente apprezzo molto il D'Annunzio-poeta dell'Alcyone: secondo me, molto spesso, è stato giudicato un po' troppo di pancia. Comunque sia, penso che le sue ultime prose, tipo il Notturno, potrebbe piacerti: anche lì c'è un certo (come dire?) «superomismo degradato», sì, ma è camuffato bene. Poi, fin dalle superiori, sono stato affascinato dal concetto di velleitarismo dannunziano: mi riferisco a quella tensione al "trasumanare", sia nella vita che nelle opere, che non si realizza mai. Con ogni probabilità, è l'aspetto più moderno della sua produzione letteraria.
      Infine sono abbastanza convinto che, per esempio, se leggi in questo modo Le vergini delle rocce (romanzo che, sono certo, troverai un po' misogino), tu ne possa apprezzare alcuni spunti.
      Invece il D'Annunzio-esteta, quello del Piacere per capirsi, non lo sfango proprio: quel romanzo, pensa, non sono mai riuscito a finire di leggerlo, nonostante ci abbia provato più e più volte...
      Ci vediamo a "Torino una sega"!

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  2. Caro Luchi, sarò brusco: quello che io provo per D'Annunzio è solo disprezzo.
    Oltre a questo disprezzo, grazie alla mia capacità di astrazione zen e di imparzialità oggettiva, posso riconoscere che scriveva bene; di sicuro meglio di quanto io scriverò mai. Ma peggio di molti altri.
    Posso anche riconoscerne qualche suggestione con simpatia in alcune poesie che mi piacciono.
    Per il resto, l'importanza di D'Annunzio, di qualunque cosa abbia scritto, può essere solo negativa. Stiamo parlando di un artista completamente insincero, che vagheggia di essere "coi suoi pastori" (seeee, domani! voglio vedere come ci si sarebbe trovato!) mentre fa la bella vita con le sue amanti, che teorizza la sottomissione della donna all'uomo, plaude allo sfuttamento delle masse operaie, è capace di toni razzisti e sanguinari ("Canzoni delle gesta d'oltremare"). Se me lo trovassi davanti oggi, vivo, giuro che lo inseguirei con una roncola.

    Per il resto, chiaramente, è legittimo riappropriarsi del suo stile. In letteratura non si deve buttare via niente! Ogni ricerca che è stata fatta da altri può essere reinterpretata e resa utile.
    :)

    See you soon!

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  3. I dischi di Capossela ganzi sono tre:
    "Canzoni a manovella" * * * * *
    "Ovunque proteggi" * * * *
    "Marinai, profeti e balene" * * * *

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    1. Grazie dei consigli, appena posso li ascolterò. (Ripensandosi, tra l'altro, devo leggere le varie cose che via via mi hai consigliato.)

      Ho letto anche il tuo lungo commento su D'Annunzio, ma mi serve più tempo per articolare il mio ragionamento: non vorrei essere frainteso.

      A presto!

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