giovedì 6 febbraio 2014

Letteratura latina tardo-antica/04


Il Tondo severiano raffigura
la famiglia di Settimio Severo.
Tempera su legno (200 d.C. circa),
Altes Museum, Berlino.
Foto di ignoto, via Wikimedia Commons.


In questo post e nei seguenti sbobinerò le lezioni relative al corso di Letteratura latino tardo-antica tenuto a Pisa nell'anno accademico 2010/2011 dalla prof.ssa Chiara Ombretta Tommasi Moreschini. Il corso si concentra  sul terzo libro della più famosa opera di Arnobio, Aduersus Nationes. Per affrontare il suddetto testo, però, è importante contestualizzarlo nell'epoca in cui è stata prodotta; non possiamo far ciò senza incastonare tale epoca in un quadro più amplio. A quanto detto saranno dedicate questa e le seguenti lezioni.

La crisi del III secolo


Con l'espressione crisi del III secolo ci si riferisce ad un'epoca della storia dell'Impero romano compresa all'incirca tra il 235 ed il 284 d.C., ovverosia tra il termine della dinastia dei Severi e l'ascesa al potere di Diocleziano.


Dai Severi a Diocleziano (193-305): il quadro storico

Nel 192 d.C. muore Commodo, l'ultimo degli Antonini. Si apre così un periodo di grande confusione politica dove i generali esercitano un ruolo determinante, poiché la lotta per il potere riguarda in special modo coloro che detengono gli eserciti più numerosi, mentre ascendevano al trono imperatori di scarso peso politico: si crea, in sostanza, una situazione non dissimile da quella verificatasi nell'anno dei quattro imperatori (68-69 d.C.).


Publio Elvio Pertinace e Marco Didio Giuliano (192-193)

In un primo momento, viene eletto imperatore il senatore Publio Elvio Pertinace grazie anche alle generose ricompense da lui elargite ai pretoriani. Tuttavia, soltanto tre mesi dopo, questi eliminarono Pertinace ed eleggono al suo posto Marco Didio GiulianoDopo l'assassinio di Pertinace (193), le truppe proclamarono imperatore Settimio Severo a Carnuntum, il quale si affrettò a rientrare in Italia e prendere possesso di Roma senza opposizioni. I legionari di Siria, a loro volta, proclamano imperatore Gaio Pescinnio Nigro, governatore della Siria; mentre quelli della Britannia scelgono Clodio Albino, governatore della regione: in breve tempo si arriva alla compresenza di ben quattro imperatori. Scoppia un cruento scontro che gli consente  nel 197, risale quando sconfigge Albino a Lione,  l'effettiva ascesa al trono. Il senato era dalla sua e la sua ascesa è politicamente piuttosto agevole.

Lucio Settimio Severo (193-211) 


Busto in alabastro di
Settimio Severo,
Musei Capitolini, Roma.
Foto da Wikipedia,
via Wikipedia Commons.

Settimio Severo (193-211) nasce nel 146 a Leptis Magna (odierna Libia).  Il suo regno è segnato da eventi significativi: prima di essere eletto imperatore, era stato per lungo tempo uomo d'armi e la sua mentalità da soldato si riflette nel suo modo di governare. Durante la sua carica, trascorre il suo tempo tra Roma e le provincie da riorganizzare difendere: per quanto riguarda la politica estera, del resto, il nuovo sovrano si distingue imprese. Ottiene una vittoria contro i Parti (198-99), i quali, una volta battuti, sono costretti a cedere la Mesopotamia. Per celebrare ciò fa fare un arco tutt'oggi visibile.
In politica interna, invece:
  • diminuì il potere del Senato e, di contro, aumentò quello del consilium principis;
  • riordinò il diritto civile in collaborazione col giurista Emilio Papiano;
  • cercò l'appoggio dei cavalieri, della plebe e soprattutto dei soldati anche per mezzo di provvedimenti in favore delle soldatesche.
Inoltre sul piano religioso, essendo devoto alle divinità solari, molto popolare tra i soldati specie in Oriente, Settimio cerca di diffondere questi culti anche a Roma.
Ma il suo regno non è tutto rosa e fiori. Il suo obiettivo e quello di creare un tipo di principato di tipo orientale. E ci riusce. Ciò però comporta un gran numero di funzionari: pertanto la necessità di un ingente apparato burocratico ha come conseguenza un'elevata pressione fiscale. Su questo imperatore, Elio Sparziano (uno dei sei autori cui viene attribuita l'Historia Augusta) dice:
[23] Sunt per plurimas civitates opera eius insigna. Magnum vero illud in civilitate eius, quod Romae omnes aedes publicas, quae vitio temporum labebantur, instauravit nusquam prope suo nomine adscripto, servatis tamen ubique titulis conditorum. Moriens septem annorum canonem, ita ut cottidiana septuaginta quinque milia modium expendi possent, reliquit; olei verotantum, ut per quinquennium non solum <urbis> usibus, sed et totius Italiae, quae oleo eget, sufficeret. Ultima verba eius dicuntur haec fuisse : "Turbatam rem p. ubique accepi, pacatam etiam Brittannis relinquo, senex ac pedibus aeger firmum imperium Antoninis meis relinquens, si boni erunt, imbecillum. si mali." Iussit deinde signum tribuno dari "laboremus", quia Pertinax, quando in imperium adscitus est, signum dederat "militemus". Fortunam deinde regiam, quae comitari principes et in cubiculis poni solebat, geminare statuerat, ut sacratissimum simulacrum utrique relinqueret filiorum; 6 sed cum videret se perurgueri sub hora mortis, iussisse fertur, ut alternis diebus apud filios imperatores in cubiculis Fortuna poneretur.
Sul piano economico va segnalata, infatti, una forte inflazione. I donativi e i privilegi ai soldati, infatti, costano molto alle casse dello Stato; pertanto Settimio cerca di risolvere il problema riducendo la quantità di argento presente nelle monete, in modo da poterne coniare in quantità maggiore.
La vittoria contro i Sassanidi dà all'imperatore la possibilità di ottenere l'associazione al trono dei suoi due figli, avuti da due diversi matrimoni: Caracalla, il primogenito, è proclamato Agusto dall'esercito e Geta, il secondogenito, è designato Cesare.
Nel 208 l'imperatore decide di organizzare una spedizione militare in Britannia, attaccata ai confini dai Caledoni. Durante la spedizione muore nel 211 a York.



L'impero romano un anno prima della morte
di Settimio Severo, avvenuta nel 211.
Immagine di Mandrak,

via Wikipedia Commons.


 Marco Aurelio Antonino, detto Caracalla (211-217)


Ritratto di Caracalla,
copia del Museo Puškin,
Mosca.
Foto di Shakko,
via Wikipedia Commons.

A Settimio seguì alla guida dell'impero il figlio Marco Aurelio Settimio, noto come Caracalla dal nome della veste gallica che era solito portare. Al fine di ottenere una gestione esclusiva dell'impero, provvide a eliminare il fratello Geta e molti altri concorrenti. Il suo regno (211-217) è ricordato soprattutto per l'emanazione della costitutio Antoniniana (212), per mezzo della quale tutti i cittadini nati liberi residenti nell'impero ottenevano la cittadinanza. In tal modo, da un lato, si tentava di dare coesione all'impero; dall'altro, si aumentava il numero dei potenziali contribuenti.


 Marco Opellio Macrino (217-218)



Busto di Macrino,
Musei Capitolini, Roma.
Foto di Jaime85,
via Wikimedia Commons.

A Caracalla seguì Macrino (nome completo Marco Opellio Macrino), un imperatore romano di estrazione equestre, che governò per quattordici mesi, ovvero fino alla morte in Asia minore per mano dei Parti.


 Sesto Vario Avito Bassiano, detto Eliogàbalo (218-222)



Ritratto di Eliogabalo,
Musei Capitolini, Roma.

Fu così il turno di Eliogabalo (o Elagabalo), nato come Sesto Vario Avito Bassiano e regnante col nome di Marco Aurelio Antonino. Siriano di origine, Eliogabalo era, per diritto ereditario, l'alto sacerdote del dio sole di Emesa, sua città d'origine. Il nome "Eliogabalo" deriva da due parole siriache, El "dio" e gabal "montagna": si tratta di un chiaro riferimento alla divinità solare di cui era sacerdote. Curiosamente il suddetto nome non venne mai usato da Avito Bassiano, né dai suoi contemporanei, ma è attestato solo a partire da una fonte del IV secolo.
Salì nel 218 al potere a soli quattordici anni grazie alla nonna, Giulia Mesa, che lo fece passare per un figlio naturale di Caracalla. Durante il suo regno (218-222) si distinse per la sua crudeltà e la sua stravaganza, nonché per la sua incapacità di proseguire le iniziative militari di Settimio. Della sua indole è stato tracciato un ritratto dallo storico Elio Lampridio (hist. Aug. 21; 23):
[21] Canes iecineribus anserum pavit. Habuit leones et leopardos exarmatos in deliciis, quos edoctos per mansuetarios subito ad secundam et tertiam mensam iubebat accumbere ignorantibus cunctis, quod exarmati essent, ad pavorem ridiculum excitandum. Misit et uvas Apamenas in praesepia equis suis et psittacis atque fasianis leones pavit et alia animalia. 3 Exhibuit et sumina apruna per dies decem tricena cottidie cum suis vulvis, pisum cum aureis, lentem cum cerauniis, fabam cum electris, orizam cum albis exhibens. Albas praeterea in vicem piperis piscibus et tuberibus conspersit. Oppressit in tricliniis versatilibus parasitos suos violis et floribus, sic ut animam aliqui efflaverint, cum erepere ad summum non possent. Condito piscinas et solia temperavit et rosato atque absentato. Vulgum ad bibendum invitavit et ipse cum populo tantum bibit, ut in piscina eum bibisse intellegeretur, viso quod unus bibisset. Eunuchos pro apophoretis dedit, dedit quadrigas, equos stratos, mulos, basternas et redas, dedit et aureos millenos et centena pondo argenti. [...][23] Fertur in euripis vino ploenis navales circenses exhibuisse, pallia de oenanthio fudisse et elefantorum quattuor quadrigas in Vaticano agitasse dirutis sepulchris, quae obsistebant, iunxisse etiam camelos quaternos ad currus in circo privato spectaculo. 2 Serpentes per Marsicae gentis sacerdotes collegisse fertur eosque subito ante lucem, ut solet populus ad ludos celebres convenire, effudisse, multosque adflictos morsu et fuga. 3 Usus est aurea omni tunica, usus et purpurea, usus et de gemmis Persica, cum gravari se diceret onere voluptatis. [...] Montem nivium in virdiario domus aestate fecit advectis nivibus. Ad mare piscem numquam comedit, in longissimis a mari locis omnia marina semper exhibuit.


Marco Aurelio Alessandro Severo (222-235)



Busto di Alessandro
Severo, Louvre, Parigi.

Ben diversa è l'immagine che la storiografia ci ha lasciato di Alessandro Severo, imperatore dal 222 al 235, definito da Elio Lampridio remedium generis humani. Tuttavia, la sua buona educazione e i suoi ideali aristocratici, non furono accompagnati da una politica abbastanza energica. Si dice che nel 235, durante un'aspra guerra coi Germani sul confine renano, tentò di corrompere i nemici per porre fine alle ostilità: i suoi stessi soldati non gli perdonarono tale viltà e lo uccisero.

L'“anarchia militare” 


L'Impero romano degli imperatori “legittimi” al centro,
con l'Impero delle Gallie ad Occidente,
il Regno di Palmira  a Oriente, all'apice del periodo
dell'Anarchia militare (260-274).
Immagine tratta da Wikipedia.

Le invasioni barbariche del III secolo durante
il periodo dell'anarchia militare.

I decenni che vanno dalla morte di Alessandro Severo (235) all'elezione di Diocleziano (285) vengono ricordati come il periodo della cosiddetta "anarchia militare": in circa cinquant'anni vengono eletti e spesso eliminati una ventina di imperatore che si trovarono ad operare in uno scenario sconvolto da continue rivolte militari.Ora più che mai, a fare il bello e il cattivo tempo era l'esercito.
Tratti caratteristici del periodo, inoltre, furono:
  • l'avvento d'imperatori provenienti dai luoghi più disparati dell'impero (Massimiliano il Trace fu il primo barbaro eletto imperatore; i Gordiani provenivano dall'Africa; Diocleziano era di origine illirica);
  • nessun reale coordinamento tra il princeps e gli organismi costituzionali;
  • il centralismo statale fu scosso da una serie di spinte separatistiche;
  • il distacco tra la pars occidentale dell'Impero e quella orientale si fece sempre più netto;
  • le frontiere, specie quella germanica e quella orientale, furono interessate da una pressione senza precedenti.
A ciò andranno a sommarsi i nefasti effetti di una pressione fiscale sempre più onerosa, della svalutazione monetaria, della riduzione dei traffici e del commercio, della crisi demografica causata da sciagurati eventi quali le epidemie e la crisi agraria. Ad inasprire ulteriormente la situazione contribuirono le persecuzioni dei cristiani sotto l'imperatore Decio nel 249-251 e sotto Valeriano 257-258.

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Letteratura latina tardo-antica. Lezione IV: La crisi del III sec. d.C. di Marco Luchi è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
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